La formula della rivoluzione del vino: produttori sensibili all’ambiente, commerciali promotori dei territori e consumatori educati e consapevoli
Incredibile, terminata da pochissimo la seconda edizione della Fiera del vino buono, pulito e giusto, ed abbiamo già una data per la terza edizione della Slow Wine Fair, dal 25 al 27 febbraio 2024!
Veniamo ai numeri: 10mila ingressi, la metà dei quali operatori professionali dall’Italia e dall’estero, 750 cantine, +50% rispetto allo scorso anno, è anche raddoppiata anche la superficie espositiva (2 padiglioni dell’ente fieristico, per un totale di 20mila metri quadrati). Più di 100 sono i produttori internazionali, quattromila le etichette dei banchi d’assaggio.
Numerosa la presenza di professionisti dall’estero, buyer selezionati anche grazie alla collaborazione di Italian Trade Agency (Ice) e del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci), in particolare da Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e Germania. 9 le Masterclass in programma come anche agli incontri nella Slow Wine Arena – Reale Mutua e in Sala Opera, ai quali hanno partecipato moltissimi visitatori e operatori, perché si sa che non si smette mai di approfondire il mondo del vino!
Sono questi alcuni degli aspetti che hanno caratterizzato la tre giorni della seconda edizione della Slow Wine Fair, manifestazione in cui hanno creduto fin dall’inizio l’organizzatore BolognaFiere e Slow Food, che ha curato la direzione artistica.
“Il successo della seconda edizione di Slow Wine Fair, insieme a Marca, Sana e al Mercato dei Vini dei Vignaioli Indipendenti che debutterà a novembre, conferma BolognaFiere come il principale polo fieristico per le esposizioni internazionali b2b del settore agroalimentare e come luogo elettivo in cui gli operatori non solo fanno business, ma tracciano le tendenze del mercato. Alla luce dei risultati ottenuti dalla Slow Wine Fair sia in termini qualitativi che quantitativi, siamo contenti di aver sposato da subito la felice intuizione di Slow Food, dando spazio e voce a un mondo vitivinicolo che guarda al futuro con coscienza e impegno” ha sottolineato Antonio Bruzzone, direttore generale di BolognaFiere
Tra le novità, le aree espositive dedicate alla Fiera dell’Amaro d’Italia, promosso da Amaroteca e ANADI – Associazione Nazionale Amaro d’Italia, e alla selezione di produttori di soluzioni tecnologiche innovative, impianti, attrezzature e servizi connessi alla filiera del vino, i veri partner della sostenibilità.
“I numeri e le impressioni raccolte a caldo in questi giorni confermano che sono state comprese le potenzialità della Slow Wine Coalition, che per rivoluzionare il mondo del vino parte dall’unione delle tre forze principali della filiera: i produttori, con i quali siamo in continuo confronto da anni per far crescere una viticoltura sensibile alla salute e all’ambiente; chi il vino lo commercializza e svolge un ruolo fondamentale per la promozione del territorio e di un consumo consapevole; infine, i consumatori, con i quali è importante costruire momenti di sensibilizzazione ed educazione. Al centro di tutto c’è la ricerca di un’autentica sostenibilità che qui non è sbandierata, ma si riempie di contenuti e soprattutto di azioni, che nel lavoro quotidiano di queste realtà sono un prerequisito, un punto di partenza e non di arrivo” ha sottolineato Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition.
Andiamo alle degustazioni, alle storie, alle impressioni che abbiamo avuto partecipando.
L’accoglienza ai banchi di degustazione, sempre eccellente, calda, di chi ha voglia di raccontarsi e di raccontare i propri vini: voto 10 a tutti i partecipanti.
La ricchezza dei produttori internazionali, davvero é stato possibile fare un viaggio in tutto il mondo, siamo partiti dalla Francia, per la Germania, la Macedonia del nord, la Cina, il Perù, l’Argentina, l’Uruguay, la Turchia, la Georgia, senza dimenticare l’Italia con tutte le sue peculiarità: voto 10 con lode.
L’organizzazione dell’ordine dei banchi e dei produttori, poco comprensibile, difficile andare per zone, consigliamo sempre una mappa, poco comoda, ma necessaria: voto 6.
I vini che più ci hanno colpito:
– Vranec 2019 di Podrum Paradzik, siamo in Macedonia del nord, degustiamo questo vino rosso profondo, concentrato e ricco, ricorda il nostro Primitivo o Zinfandel.
– Riesling 2016 di Joannes Protner, siamo nella parte nord della Slovenia, colpisce il naso con sensazioni di pera matura e mile chiude con note di idrocarburi, equilibrato al palato e che lunghezza!
–Crannatza 2016 Vernaccia di Oristano Famiglia Orro, 3 anni sui lieviti flor, secco al palato, intenso e sapido, ben equilibrato da volerlo provare con abbinamenti inconsueti, ci é stato consigliato dall’azienda con il tiramisù più classico, provare per credere.
–Lambrusco dell’Emilia Puro 2021 di Vitivinicola Fangareggi, da Lambrusco Salamino, Tutta l’emilianità in questo charmat lungo, crea la festa ad ogni sorso.
–Champagne Lombard Brut Nature Cremant Grand Cru 2015, Cote des Blancs, Francia 100% Chardonnay di grande corpo e mineralità.
–Qvevri Rkatsiteli 2021 Tanini Wine, il colore ambrato ci porta alla storia delle origini del vino, siamo in Georgia e questa azienda punta a preservare la lavorazione antica vinificando in qvevri enormi giare poste sotto terra per mantenere la giusta temperatura, permettendo al vino di fermentare e sviluppare il suo gusto unico, davvero incredibile.
Concludiamo con la Masterclass Silver Heights, i nostri vini a modo nostro. Siamo nella Regione di Ninxia, al confine a nord con la Mongolia cinese, il clima é continentale e il suolo non é uniforme, ma ricco.
L’azienda ha la certificazione organica ed é in attesa della certificazione europea Demeter, hanno una conduzione dal 2015 biodinamica, Emma Gao, dopo gli studi a Bordeaux, torna in Cina nel 2007 e prende parte alla gestione dell’azienda creata dal padre 20 anni fa. Gao Lin é stato un pioniere della viticoltura in Cina e ora continuano a distinguersi per l’attenzione verso la natura e gli animali, tanto da far confluire nella conduzione la filosofia steineriana e taoista. Cosa producono nei 70 ettari di proprietà a 1.200 m.s.l.d.m.? Principalmente varietà internazionali: Chardonnay, Cabernet Sauvignon e merlot, varietà che qui presentano una buccia molto spessa, di conseguenza un colore molto concentrato, tendente al granato per l’evoluzione e per il freddo intenso invernale, tanto da far diventare comune l’interramento delle piante nella stagione fredda per preservarle, e il caldo importante nella stagione estiva.
La degustazione prevede 5 etichette di Silver Heights dal Family Reserve Chardonnay 100% 2019, a tagli bordolesi, fino all’Emma’s Reserve 2017 100% Cabernet Sauvignon e, con 24 mesi di affinamento in barrique. Etichette distribuite in Europa con prezzi dai 26 ai 170 euro, con una qualità altissima, venduti in Cina, molto bene, perché quel mercato predilige prodotti di struttura, corpo e con tannini dolci, sempre ben integrati. Ora Emma Gao sta lavorando su una linea più personale, con l’intenzione decisa di salvaguardare la terra, rispettando e valorizzando eticamente anche le persone che lavorano in azienda, nonostante questa parte della Cina sia molto povera. Tanti sono stati gli apprezzamenti, da tutto il mondo, per questa azienda e i vuoi vini eccellenti, chissà se altre aziende seguiranno la direzione di Emma Gao in Cina.
Cosa dite, vi basta per segnare in agenda la Slow Wine Fair 2024?
Noi ci saremo!
Very Wine Confidential. Very Food Confidential.