Indigenously è un progetto innovativo che investe su uno stile di macerazione moderno. Ne derivano vini complessi e concentrati, caratterizzati dall’eleganza tipica del Friuli e con un’identità molto forte.
L’avverbio “indigenously” non rappresenta solamente il nome di una nuova linea di vini, ma anche una filosofia che concentra il proprio focus sull’estremità dell’indigeno, ovvero dell’autoctono, a partire dal territorio per arrivare alla vigna, e poi al calice, attraverso un percorso di storia e di tradizione.
Ci troviamo a 5 minuti di macchina dal confine con la Slovenia in una zona che negli ultimi 300 anni è stata protagonista di numerosi cambiamenti socioculturali. A partire dal secondo dopoguerra molte famiglie si sono dedicate alla produzione di vino. Attualmente Daniele, Tanika e Gianpaolo – descritto come il Big Family Man – portano avanti da 3 generazioni questa usanza, impegnandosi fortemente a valorizzare e a comunicare le peculiarità della loro terra.
Il 2018 segna l’inizio di una nuova avventura.
Proprio durante quest’anno di svolta parte il progetto Indigenously, con 3 vini bianchi e un rosso: Friulano, Malvasia, Ribolla Gialla e Schioppettino.
La nuova linea, affiancata ai vini classici storici, esalta al massimo le qualità e l’identità dei vitigni tipici della regione. L’azienda è stata una delle prime in Friuli Venezia Giulia ad utilizzare le vasche troncoconiche in stile Borgogna per la produzione dei vini. L’aspetto pionieristico non risiede tanto nell’acquisizione di queste botti di cemento non vetrificato, quanto piuttosto nello studio e nell’avvio di un un progetto che affonda le proprie radici nella vigna e si conclude con l’affinamento in bottiglia. Per la realizzazione dei bianchi vengono selezionati i tre vigneti migliori e provenienti da vigne vecchie di 50-70 anni. Le uve vengono vinificate separatamente tramite una macerazione innovativa che non ricerca tanto l’estrazione quanto l’infusione. Il frutto, infatti, viene immerso a chicco intero all’interno del tino e lentamente si dissolve nel mosto rilasciando tutti gli aromi, i minerali e l’acidità che vi sono contenuti. La scelta di questo materiale risiede nella sua qualità di essere molto poroso. Nel cemento il liquido ospitato respira come farebbe dentro ad una botte di legno, ma senza che ci sia alcuna cessione di sostanze. Ciò garantisce la massima fragranza e una totale conservazione delle note caratteristiche del terroir.
Lo Schioppettino, da canto suo, è il fiore all’occhiello del comune di Prepotto.
Si tratta di un vitigno identitario, nato proprio nella valle dello Judrio.
“Benvenuti nel comune di Prepotto, terra dello Schioppettino”
Un cartello color vinaccia accoglie i visitatori con questa frase, che con i suoi caratteri bianchi e decisi reclama con fierezza e orgoglio il proprio simbolo identificativo. Se ne fa portavoce anche Daniele Lenuzza, che ha scelto di coltivare Schioppettino su tutti i nuovi vigneti, definendo cinque piccoli cru dai quali nasceranno cinque vini con caratteristiche uniche e differenti tra loro. A differenza degli altri vini Indigenously, il rosso in questione viene lasciato riposare in legno per un anno prima di concludere il suo processo di affinamento nuovamente nel cemento. La complessità del territorio ed il suo microclima assicurano le condizioni più favorevoli per la sua coltivazione. Si tratta di un vitigno molto selvatico, ma allo stesso tempo delicato, che ha il potenziale per generare vini eleganti e speziati, caratterizzati dalla tipica nota di pepe che, in tutte le varie sfumature, ne definisce la firma.
Dopo aver visitato la cementaia e la cantina, il consiglio è quello di sedersi a sorseggiare un calice nella nuova degusteria. Recentemente realizzata e arredata con gusto e attenzione ai dettagli, la sala da degustazione si presenta con grandi vetrate che danno sul paesaggio e con un arredo misto tradizionale ed internazionale studiato nei minimi particolari. La vera chicca, tuttavia, è il bancone: si tratta infatti di un meraviglioso banco da degustazione realizzato parzialmente in vetro, all’interno del quale è contenuta la prima mappa geografica del territorio. Dietro alla lastra di cristallo si può ammirare una composizione di marne e arenarie stratificate, riproduzione fatta a mano delle differenti formazioni geologiche della zona e delle sue frazioni. Ogni altitudine è composta da minerali di diverse colorazioni e dalle caratteristiche singolari: la “carta” parte da Dolegna del Collio, in provincia di Gorizia, dove si può trovare la più classica e riconoscibile ponca. Qui, la matrice geologica è più vicina a quella della DOC Collio che a quella dei Colli Orientali del Friuli. Si prosegue verso la Valle dell Judrio, area sempre molto ventilata e fresca caratterizzata da temperature più basse e da forti escursioni termiche. Le colline che si ergono dietro l’azienda, continua a spiegare Daniele percorrendo la mappa con l’indice, sono invece contraddistinte dalla presenza di ponca gialla. In quel punto si coltivano le viti per i vini bianchi classici. Mentre le vigne che si radicano su terreni con presenza di ponca grigia, più ricca di calcare, producono le uve utilizzate per la linea Indigenously e Schioppettino. Prosegue verso nord est, dove uno strato di ponca rossa – formatasi milioni di anni fa e molto ricca di metalli come ferro e alluminio – si estende lungo una piccola fascia di 100 metri sotto al Castello di Albana. Il viaggio si conclude con i ciottoli che, influenzati dal fiume Judrio, contribuiscono a dare maggior freschezza e acidità alle uve.
Un territorio così limitato, eppure così diversificato a livello geologico!
La voglia di innovarsi e la forte visione internazionale che caratterizza la filosofia aziendale della famiglia Lenuzza deriva anche dalle numerose esperienze fatte durante i viaggi, in particolare quelli in Borgogna e in Sudafrica. Tuttavia, quello in Sudafrica non è stato solo un viaggio formativo. Al contrario, rappresenta il fil rouge che collega i due paesi da un rapporto di stima e di amore. Ne parla Tanika, che vi è nata e cresciuta e che proprio lì ha incontrato Daniele. L’etichetta del Pinot Noir rappresenta la coppia che si tiene per mano passeggiando tra le vigne. Simboleggia il luogo ed il momento in cui è nato il loro progetto condiviso, quello per il quale hanno deciso di tornare nel posto in cui si sono incontrati. Proprio in quel contesto hanno dato il via ad una nuova iniziativa, che ha origine dal desiderio di portare avanti un percorso che coniuga le due culture e i due territori, così diversi e così distanti, ma uniti dalla medesima mano. Proprio per questo motivo tutti i vini, indipendentemente dalla loro matrice, risultano perfettamente riconoscibili e riconducibili alla filosofia di Vigna Lenuzza.
Very Wine Confidential. Very Food Confidential.