CRISTIAN SPECOGNA: l’identità di un territorio raccontata dai suoi vini

Cristian Specogna, nominato dalla commissione Premi di Vinoway Italia il miglior giovane vignaiolo italiano 2023, racconta con amore e grande passione la sua storia, quella della sua famiglia e del territorio che per lui è sinonimo di casa 

Passeggiando tra le vigne dell’Azienda Specogna si respira un clima di serenità. La vista mozzafiato si apre su tutta la parte orientale della regione, abbracciando il Mare Adriatico, la Slovenia e le montagne. Qui, il panorama incoraggia a sognare in grande. In questa atmosfera bucolica, sentire parlare Cristian della sua terra è emozionante e a tratti commovente. Le sue parole riecheggiano in questo anfiteatro naturale – le colline della Rocca Bernarda – onorandone le radici e promettendo di custodirne e di trasmetterne non solo la storia, ma anche il potenziale che la contraddistingue. 

Località Rocca Bernarda
Località Rocca Bernarda

In piedi di fianco a me, ammirando il vasto orizzonte, mi racconta la storia di quel territorio dando un nome ad ogni altura, ridisegnando nell’aria i crinali spigolosi dei monti, le pance più dolci delle colline e la linea piatta del mare. La Rocca Bernarda, mi spiega, è un piccolo angolo di paradiso per la viticoltura; rappresenta la via di mezzo tra il mare e le montagne, così come il punto di incontro tra gli influssi d’aria: quelli più miti provenienti da sud e quelli più freschi provenienti dalle Alpi. La costante ventilazione è indispensabile per garantire la sanità delle uve, poiché evita il ristagno di umidità intorno al grappolo e, di conseguenza, che vengano attaccate da muffe e malattie. Questa condizione permette agli acini di rimanere sulla pianta fino al momento più propizio, rendendone possibile la raccolta a piena maturazione e senza dover ricorrere a trattamenti invasivi. Sottolineare quanta premura venga investita nella cura delle vigne è fondamentale per capire l’ambizioso disegno dell’Azienda.

“Salvaguardiamo l’ambiente per le generazioni presenti e future.”

Se decideste di leggere la pagina del sito dedicata all’ecosostenibilità, troverete questo incipit chiaro e ed esaustivo: la trascrizione letterale della filosofia che li spinge ad applicare le pratiche dell’agricoltura biologica su tutta la superficie vitata. 

Cristian Specogna
Cristian Specogna

D’altronde, a Cesare quel che è di Cesare.

È vero, infatti, che le macrocaratteristiche tipiche della zona – il suolo ricco di ponca, il territorio estremamente vocato e la possibilità di espandersi in tutte le direzioni godendo di sfumature diverse di maturazione delle uve – sono un regalo della natura, ma il rispetto nella cura e nel mantenimento di questi spazi e la loro profonda comprensione, sono opera del lavoro e dell’impegno del produttore.
Per l’appunto, uno dei progetti che più ha a cuore la famiglia Specogna è quello della zonazione. Questa tecnica prevede un monitoraggio costante dei vigneti e la loro catalogazione, parallelamente all’analisi dei dati climatici e allo studio della struttura geologica del terreno.

Attraverso tutte queste osservazioni e altre ricerche mirate, sono riusciti a creare una vera e propria carta di identità di ciascuna pianta. In questo modo, per esempio, hanno intuito che a sud est e a nord est le condizioni pedoclimatiche favoriscono al meglio lo sviluppo delle uve destinate ai vini bianchi, mentre tutta la superficie che si estende a sud e a sud-ovest è ideale per la produzione di uve da rossi, da passiti o da bianchi di grande struttura e corpo. Il concetto di zonazione è dunque indispensabile per capire i mircodettagli dal punto di visto agronomico e microclimatico, ma anche per conoscere al meglio il funzionamento di ciascuna pianta. Ogni lembo di terra, infatti, ha le proprie peculiarità e una storia da raccontare. Per questa ragione tutte le viti vengono individualmente supportate nella loro crescita, al fine di produrre frutti che rappresentino al massimo il territorio. 

Un esempio eclatante è rappresentato da uno dei vini di punta dell’azienda, il Duality. Questo vino nasce dall’unione di uve di Sauvignon Blanc raccolte in vigneti con caratteristiche diametralmente opposte. Un appezzamento, infatti, ha esposizione a sud/sud-est in medio-alta collina, l’altro è invece esposto a nord-est in bassa collina. Risulta sorprendente realizzare come la stessa pianta coltivata sul medesimo clivo, ma nei due versanti antipodici, dia uve con identità così diverse. Ancora di più, è affascinante sentire come l’unione delle due crei un vino perfetto nell’equilibrio e nell’eleganza. Il nome del vino, Duality, celebra così sia la dualità sia l’armonia tra gli opposti. 

Duality e le riserve dell'Azienda Specogna
Duality e le riserve dell’Azienda Specogna

Ma questo viaggio esperienziale non si conclude nelle vigne.

Accompagnandomi nella bottaia, Cristian racconta le origini dell’Azienda.
Nata nel 1963 con il nonno Leonardo e portata avanti da Cristian e il fratello Michele alla terza generazione, continua a mantenere un modello a conduzione familiare nonostante le circa 120 mila bottiglie prodotte l’anno e l’esportazione delle stesse in 40 paesi nel mondo. Ad oggi l’Azienda conta 25 ettari a vigneto di cui 16 solo in Rocca Bernarda e ha come obiettivo quello di lasciare il segno e di far conoscere questa splendida realtà ovunque nel mondo. Vedendo le diverse tipologie di botte, capisco che in cantina si porta avanti la filosofia adottata in vigna. 

Anche qui, la selezione dei contenitori per l’affinamento avviene a seguito di un ragionamento attento e ponderato. I viaggi in Europa, soprattutto in Francia – in Borgogna – e gli incontri con i grandi maestri e produttori, hanno reso possibile una comprensione più approfondita del legno e delle ceramiche. La scelta del recipiente rappresenta infatti un passaggio delicato quando si ha come scopo quello di esaltare pienamente le caratteristiche delle uve e del terroir. 

Cristian Specogna nella bottaia
Cristian Specogna nella bottaia

La storia della famiglia Specogna evolve in un susseguirsi costante di studio, ricerca, e riconoscenza verso il proprio territorio e la sua biodiversità. Non solo. La vera benzina che li spinge a fare sempre meglio è la perseveranza. Non sorprende quindi che uno dei vini più iconici dell’Azienda sia proprio il Pinot Grigio, sia nella versione base sia la riserva “ramata”. Questo vitigno ha vissuto un trascorso difficile dal punto di vista commerciale, per lo meno nella regione Friuli Venezia Giulia. Non avendo storicamente goduto del giusto apprezzamento, introdurlo sul mercato non è stata cosa facile. Tuttavia, grazie alla tenacia e all’audacia del visionario Leonardo Specogna, anche quest’uva è riuscita a guadagnarsi il meritato riconoscimento. Si tratta infatti di una varietà emblematica e molto tipica della zona, e trasmetterne la tradizione è stato un obiettivo importante per Leonardo. Ora, per l’azienda rappresenta il più elevato concetto di identità e la vinificazione che meglio esalta il rapporto vitigno – zona – tradizione. È simbolo di coraggio e di forza di volontà. 

Pinot Grigio Ramato Azienda Specogna
Pinot Grigio Ramato Azienda Specogna

Il profondo rispetto per le proprie origini e per la terra di appartenenza, sono la chiave che rende i vini della famiglia Specogna unici e rappresentativi del luogo. L’eleganza che li contraddistingue, invece, è la firma di Cristian. Perché ogni vino eredita parte dell’anima di chi lo produce. 

Very Wine Confidential. Very Food Confidential.

Giulia Perissinotto
Specializzata in Strategie di Comunicazione e con un master in Digital Marketing, ho sempre lavorato come Digital Strategist e Content Creator. Dopo aver conseguito il diploma di Sommelier, ho realizzato quale fosse la mia vera vocazione: ora sto inseguendo il sogno di unire le mie due grandi passioni, quella per il vino e quella per il marketing e la comunicazione. Perché? Perché non si tratta di un semplice hobby, ma di un vero e proprio progetto

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