I VITIGNI MINORI DI PUGLIA conquistano esperti e winelovers

La Puglia è da sempre famosa per i suoi vini dolci e carichi, e i vitigni che vengono subito in mente quando si parla del tacco d’Italia sono i mainstream Negroamaro e Primitivo.

Tuttavia, come praticamente in ogni regione d’Italia, i vitigni cosiddetti ‘minori’ non mancano, e quello che fa la differenza oggi è la voglia di sperimentare e di capire se hanno le potenzialità per essere apprezzati da un pubblico più ampio. È con quest’ottica che, da diversi anni, si lavora con un approccio nuovo su vitigni autoctoni meno conosciuti quali il Susumaniello e l’Ottavianello. Prima destinati a blend con altre varietà, oggi sono protagonisti in prima persona di vini prodotti con maggiore consapevolezza e attenzione al risultato finale.

“Preferisco chiamarli vitigni diversi – ha sottolineato Giuseppe Cupertino, Presidente della Fondazione Italiana Sommelier in Puglia – sono i nuovi blasoni della Puglia enoica, sono in grado di competere con le altre tipologie a livello internazionale”.

Il Susumaniello è una varietà d’uva antichissima, coltivata solo in Puglia (più precisamente in provincia di Brindisi) e in un lontano passato era l’uva rossa principe della Valle d’Itria. Il nome ricorda il somarello perché, per via della sua eccezionale produttività, ha la tendenza a caricarsi di grappoli come un somaro.

La prima azienda che ha puntato sulla valorizzazione del Susumaniello è Tenute Rubino, che già nel 2000 ne ha ripreso la coltivazione. Il risultato è Oltremè, fresco e sapido, dal colore rosso impenetrabile con sfumature porpora.

L’Ottavianello, invece, deve presumibilmente il proprio nome ad Ottaviano, comune in provincia di Napoli dal quale venne introdotto nella zona di Brindisi verso la fine dell’Ottocento grazie al Marchese di Bugnano.

 Proprio per dare risalto a questa biodiversità che caratterizza il patrimonio ampelografico della Puglia, nei giorni del Vinitaly 2022 la Federazione Italiana Sommelier ha organizzato, in collaborazione con RP Consulting, una degustazione di varie referenze di Susumaniello e Ottavianello vinificati sia in rosato che in rosso.

Matteo Zappile, Restaurant manager e Head sommelier del ristorante Il Pagliaccio (2* Michelin, Roma), ha partecipato alla degustazione apprezzando, in particolare, il Susumaniello in purezza di Cantine Paolo Leo: “Il naso è carrube, ciliegia e anguria; in bocca il residuo zuccherino conferisce un’eleganza quasi unica. Un calice tira laltro per questo Alture, che ha forse bisogno di qualche anno ancora ma è piacevole da degustare anche adesso.” Mentre, sull’Ottavianello Flaminio di Agricole Vallone: “Il recupero di questo antico vitigno è encomiabile, ha un carattere sinuoso ed elegante, un accenno di tannino leviga la centralità della gustativa. Il naso è intenso, frutti rossi e confetture ma anche polvere da sparo e spezzatura. Una struttura esile per certi versi ma persistente nel suo complesso. Di sicuro tra gli assaggi più interessanti di questa degustazione”.

Esperti e winelovers hanno decisamente apprezzato questo approfondimento su produzioni così particolari e sorprendenti e non possiamo che affermare che, a questo punto, il Susumaniello e lOttavianello hanno tutte le carte in regola per conquistare i gusti e i mercati internazionali.

 

Very Wine Confidential. Very Food Confidential.

 

Vittoria Dell'Anna
Ho studiato Lobbying e Comunicazione internazionale, poi per una serie di tempismi perfetti ho scoperto a Bangkok la mia vocazione per l'enogastronomia. Ho lavorato a lungo in Asia con chef stellati provenienti da tutto il mondo e brand del calibro di San Pellegrino per creare indimenticabili avventure culinarie e continuo a farlo oggi da questa parte del mondo. Scrivo per diversi blog e guide nazionali, viaggio spesso, mangio sempre e mi piace recensire i bar dei benzinai della mia bella Puglia.

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