COLLINE TERAMANE IN TOUR: La tappa torinese da Opera

Il Consorzio, per celebrare i suoi primi 20 anni, ha organizzato la presentazione e degustazione dei suoi vini nelle città di Milano, Torino, Roma, Pescara e Teramo

Il Consorzio di Tutela Vini Colline Teramane nato nel 2003 per tutelare, valorizzare e promuovere la prima denominazione di origine controllata e garantita della regione Abruzzo “Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg”, il 30 maggio ha fatto tappa al ristorante Opera di Torino, dove per l’occasione, lo chef Stefano Sforza ha preparato un menu ad hoc, capace da un lato di raccontare la propria cucina netta e definita, dall’altra di accompagnare il vino protagonista del banco di assaggio allestito per la tappa torinese, unica Denominazione di Origine Garantita e Controllata della regione. 

Banco d’assaggio

Obiettivo principale del Consorzio – presieduto oggi da Enrico Cerulli Irelli, al secondo mandato, in carica dal 2018 – è costruire, nell’immaginario collettivo, lo spazio per un Abruzzo speciale, racchiuso tra il massiccio del Gran Sasso e il mare Adriatico. Un luogo che incanta per la varietà dell’ecosistema, dove l’uomo c’è, ma discretamente e rispettosamente, in equilibrio costante con la natura che ne domina una grande parte; dove le colline sono una distesa di vigne e uliveti, ordinati e sistemati come giardini, interrotti da campi coltivati, boschi, borghi, abbazie e monumenti di grande profondità storica e culturale. In questo territorio si è creato un legame stretto tra uomo, ambiente e uva Montepulciano, che ha dato vita a vini unici.

Conoscere, bere e apprezzare Colline Teramane è un atto “culturale”: dall’approfondimento della storia e delle tradizioni di questa porzione d’Abruzzo a grande vocazione vitivinicola può scaturire un godimento più intenso nel bere i vini che in essa trovano vita. D’altronde stiamo parlando di una terra dove l’intreccio di Uomo, Natura e Tempo ha origini antiche e dove, quindi, antica è la storia della viticoltura e vigorosa l’attitudine a creare vini profondi e sontuosi, di grande identità, immediatezza, eleganza.

Provincia di Teramo

Non è un caso che quella teramana sia anche riconosciuta per una grande cucina, dai sapori autentici e inimitabili, che attraverso le sue ricette racconta la storia della transumanza “verticale”, la fluttuazione periodica delle greggi dai monti al mare e ritorno, dal 2020 patrimonio immateriale dell’Unesco.

La sfida per Stefano Sforza, è stata quella di abbinare i suoi piatti con questi vini, molto importanti per struttura ed al tempo stesso eleganza.  “Ho messo a punto un menu dai sapori forti e decisi” ha detto lo chef  “Dall’angus alle animelle e dalla guancia di maialino fino al dessert, il mio invito per i commensali è quello di trovare  suggestioni, connessioni e punti in comune tra le portate e i Montepulciano scelti per la degustazione”. 

A  confermarlo, anche il sommelier del ristorante Carlo Salino. “Il Montepulciano d’Abruzzo è un vitigno che dà  spazio sia a vini di pronta beva sia a vini da invecchiamento. Carico di tannino ma non troppo austero, vellutato, etereo, è il vino ideale per valorizzare alcune materie prime tipicamente piemontesi e sdoganare così alcuni falsi miti. Primo tra tutti quello secondo cui alcune etichette non dovrebbero scavalcare i confini  del territorio in cui sono stati prodotti”. Proprio questa è l’intenzione dichiarata dal Consorzio. Ci è piaciuto  subito l’approccio gastronomico di Stefano Sforza che ha il pregio di mettere in risalto la qualità delle  materie prime, proprio come i produttori del Consorzio fanno con le uve ha detto il presidente del Consorzio  Enrico Cerulli Irelli. “La sua cucina contemporanea è ideale per accompagnare i nostri vini che vogliono  affermarsi, una volta per tutte, come una valida scelta di abbinamento con piatti, non solo locali”.  

La vasta selezione di etichette in assaggio, provenienti da una ventina di cantine diverse, ha permesso  di  scoprire come un vino dal forte carattere traccia indicatori distintivi facilmente rilevabili che definiscono lo “stile Colline Teramane”: il rosso rubino in tutte le sue sfumature dai toni purpurei violacei in gioventù che volgono al granato dopo alcuni anni; il caratteristico profumo di frutti rossi piccoli e turgidi nei vini che nascono più vicino al mare, diventano polposi ed intensi verso la montagna; intensità ed etereità sono le note comuni con richiamo alla radice di liquirizia nel finale. Dal gusto secco, complesso, armonico, e soprattutto fresco e sapido, di rimandi salmastri marini sulla costa e con spiccate mineralità saline avvicinandosi all’Appennino questi vini ritrovano anche i frutti rossi arricchiti di naturale speziatura e tostatura.

Tra vigne e mare

Attualmente la denominazione Colline Teramane Montepulciano d’Abruzzo Docg si estende su una superficie totale di 172 ettari con una produzione annua di circa 600 mila bottiglie. Gli ultimi dati ufficiali disponibili fotografano un aumento del mercato interno a cui è destinato circa il 60% della produzione e il 40% restante all’estero. Dalla riapertura dei mercati esteri sembra che le percentuali si stiano invertendo. L’intraprendenza di questi viticoltori, unita all’esperienza dei commerci storicamente vivaci in questa antica zona di confine, ha imposto la necessità di distinguersi partendo dalle proprie peculiarità. Da qui la scelta di preservare il territorio attraverso l’uso di pratiche agricole improntate alla sostenibilità ambientale – oltre il 70 per cento delle aziende, infatti, opera in regimi di qualità certificata come il Biologico, la Lotta integrata e la Biodinamica.

Il menù dello Chef Stefano Sforza

I vini Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane DOCG Classico e Riserva sono stati accompagnati da un  light lunch preparato dallo chef Stefano Sforza, composto da quattro piatti.

Nell’antipasto Angus, piselli, oxalis la carne è  presente in forma di tartare marinata a secco con muscovado e spezie e in cubetti di carpaccio farciti con crema di piselli. Il piatto è stato completato da  un’emulsione di acetosella (Oxalis acetosella), pianta dal sapore acidulo che sottolinea l’attenzione dello chef  al mondo vegetale, al quale ha dedicato un intero menu costruito intorno a una famiglia botanica, adesso  rappresentata dalle Fabaceaeo o Leguminose. 

Angus, avocado, oxalis

 

Il primo piatto Risotto, animella, salvia è un Carnaroli accompagnato da animelle scottate. Come da tradizione di Sforza, il riso non è stato mantecato con il burro ma  con un olio alla salvia, per mettere maggiormente in luce gli ingredienti protagonisti del risotto e per ottenere  un risultato più leggero possibile. Se nel secondo piatto Guancia, ceci, papaya la carne di maialino è stata  preparata come uno stracotto e accompagnata da ceci speziati e brunoise di papaya, il dessert Gianduia,  lamponi, rosmarino è composto da una sfera di cioccolato gianduia con inserto al lampone e gel al  rosmarino. 

Gianduia, lamponi, rosmarino

Il fil rouge del menu è stato la presenza di erbe aromatiche, legumi e frutta, che hanno accompagnato la carne sostenibile e di alta qualità: due caratteristiche implicite, per lo chef, per poter inserire questo ingrediente in menu.  

Very Wine Confidential. Very Food Confidential.

 

Sara Grosso
Ho studiato Ingegneria Gestionale e lavoro in ambito bancario, ma la mia grande passione per il vino mi ha portato a diplomarmi nel 2013 come Sommelier e ad approfondire sempre più questo bellissimo mondo diventando Wine Informer. Curiosa per natura, adoro leggere e sono autrice di un podcast intitolato “Storie di Coraggio”, dove parlo di libri che mi hanno lasciato il segno. Quando leggo, mi fa sempre compagnia un buon calice di vino, così ho pensato di proporre nei miei canali social, un pairing diverso dal solito, abbinando ad ogni libro il perfetto vino.

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