LANGHE E ROERO: Tre giorni in cantina

I territori delle Langhe e del Roero, prime aree vitivinicole italiane riconosciute dal 2014 come Patrimonio Unesco, sono scrigni che racchiudono eccellenze enogastronomiche, dalle nocciole al tartufo, dal Nebbiolo con le sue diverse espressioni alle bollicine prodotte con metodo classico

Anche nei periodi in cui le vigne sono silenti, in cantina le sperimentazioni e i progetti continuano a fermentare. Abbiamo esplorato in 3 giorni 3 cantine di eccellenza del territorio, ognuna con la sua propria identità e peculiarità.

Credits Italia a Tavola

Prima tappa ad Alba, nella cantina di Pio Cesare, situata nel cuore del centro storico, a pochi passi dalla piazza del Paese. Una storia famigliare, cominciata nel 1881 da un’idea dell’imprenditore Cesare Pio, che desiderava produrre i vini da bere in famiglia. Oggi l’azienda conta 70 ettari di terreni, è ben posizionata in tutto il mondo e a guidarla c’è la giovanissima Federica Boffa (quinta generazione), che mastica pane, vino e imprenditoria da quando è nata. Ha portato avanti il progetto iniziato da suo padre insieme a Matteo Zappile (General Manager del ristorante Il Pagliaccio, 2* Michelin a Roma), che ha visto la creazione di un Sauvignon con etichetta dedicata al ristorante, che abbiamo assaggiato la scorsa estate in abbinamento con il piatto Zucchina, stracciatella e tartufo estivo dello chef Anthony Genovese. Prossimo progetto con Il Pagliaccio sarà un Barbaresco proveniente esclusivamente dai 5 ettari di Nebbiolo delle vigne in San Rocco, che riposerà ancora qualche mese in botte prima di essere imbottigliato a fine 2023.

Inizieranno inoltre in estate i lavori per l’estensione della cantina, che vedranno un ampliamento della zona di conferimento delle uve e dello stoccaggio.

Ultima – ma non per importanza – novità, la messa a punto di un Timorasso, vitigno autoctono piemontese a bacca bianca che stava quasi scomparendo, prodotto con uve provenienti da una vigna di 2,5 ettari sui Colli Tortonesi acquistata dalla famiglia alcuni anni fa.

Seconda tappa a Canale, da Enrico Serafino, la cantina più antica del Roero, fondata nel 1878 dall’omonimo imprenditore, all’epoca appena ventenne, che oggi conta circa 25 ettari di terreni di proprietà. In Piemonte era da poco più di un decennio cominciata la produzione del primo Spumante italiano e il giovane imprenditore, mentre si adoperava per far conoscere i suoi vini in tutto il mondo, decise di cominciare a produrre il Metodo Classico nella cantina di Canale, ancora oggi utilizzata per gli Alta Langa DOCG. La produzione di questi ultimi, all’epoca libera da qualsiasi disciplinare, cominciò con la ricerca e selezione dell’eccellenza, ovvero dei migliori terreni votati a Pinot Nero e Chardonnay, e continuò con la scelta di quelli che sarebbero stati i segni distintivi dei vini: lunga permanenza sui lieviti, sboccatura tardiva, vinificazione parcellare, eliminazione totale dei distillati nella liqueur d’expedition e la riduzione di zuccheri sino al Pas Dosè.

Credits 3k Wine

Dopo la visita in cantina (oggi di proprietà della famiglia Krause Gentile), in cui abbiamo anche avuto la possibilità di degustare alcuni vini base, abbiamo apprezzato in modo particolare Zero 140 Riserva Pas Dosè Alta Langa DOCG 2008: blend tra Chardonnay e Pinot Nero (dominante), affina sui lieviti per almeno 140 mesi e, frutto di un’annata dal clima mite, regala grande equilibrio, complessità e completezza di sentori. Si tratta del primo affinamento estremo della denominazione e l’etichetta, dedicata al pianeta Marte, si inserisce nella collezione di bottiglie di 140 eleganti nel design e nei colori, che identificano i vari millesimi seguendo la “Teoria dei colori e dei pianeti”. Un’espressione veramente sorprendente dell’Alta Langa, che al naso e al gusto regge benissimo il confronto con altre celebri Riserve di metodo classico italiane.

Credits Italian Delights

Terza e ultima tappa nella cantina Angelo Negro, anch’essa nata a metà Ottocento. Siamo nel cuore del Roero.

Qui i terreni sono soffici e sabbiosi e, oltre all’immancabile Nebbiolo, i tre fratelli Negro oggi alla guida dell’azienda, producono con successo il Setteanni Roero Arneis DOCG: vitigno locale della zona, in passato veniva spessissimo utilizzato per fare da scudo alle vigne di Nebbiolo (essendo l’Arneis più profumato e floreale, attirava su di sé gli insetti). Fermentato prima in acciaio e poi affinato in bottiglia per 7 anni, restituisce profumi di nocciola, frutti maturi e spezie, nonché una piacevole acidità e mineralità conferitegli dal terreno.

Interessante anche il Maria Elisa, Rosè Metodo Classico Nebbiolo d’Alba DOC Extra Brut, un vino elegante, fresco, affinato in bottiglia per 40 mesi, con sentori di frutti rossi che lo rendono apprezzabile bevuto sia da solo che durante i pasti.

Chicca della famiglia è il Ciabot San Giorgio, che si erge a 280 metri di altezza sul colle dove sorgeva il castello di Pulciano; si tratta di una tipica costruzione locale finemente ristrutturata, oggi wine bar aperto da aprile a ottobre, che offre una vista spettacolare sul territorio circostante. Il Ciabot è anche raffigurato sull’etichetta del Roero DOCG Riserva che porta il suo nome, un Nebbiolo in purezza fresco e lungo al palato, con un tannino importante e pensato per un lungo invecchiamento.

Very Wine Confidential. Very Food Confidential.

Vittoria Dell'Anna
Ho studiato Lobbying e Comunicazione internazionale, poi per una serie di tempismi perfetti ho scoperto a Bangkok la mia vocazione per l'enogastronomia. Ho lavorato a lungo in Asia con chef stellati provenienti da tutto il mondo e brand del calibro di San Pellegrino per creare indimenticabili avventure culinarie e continuo a farlo oggi da questa parte del mondo. Scrivo per diversi blog e guide nazionali, viaggio spesso, mangio sempre e mi piace recensire i bar dei benzinai della mia bella Puglia.

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