Castello di Vicchiomaggio, passato, presente e futuro in Chianti Classico

John Matta è un signore elegante, snello e agile nel fare e nel parlare. Immagine di un vino intramontabile che non conosce confini o mode, il Chianti Classico di Greve in Chianti. Siamo nel cuore della denominazione, l’anno scorso è stato il centenario del Consorzio, ma qui consensi e preferenze non vedono tramonto. Lui è il titolare di una cantina storica, Castello di Vicchiomaggio, e ha un passato magnifico da raccontare.

Una breve analisi di mercato.

Il 2025 ha visto un calo nei consumi, prezzi in crescita, preferenze che si sono spostate dalle classi medie alle fasce più alte, ricombinando ruoli e comunicazione. Il racconto del vino si è arricchito, a volte a scapito della semplicità. I giovani guardano alla salute e bevono meno e meglio. Salutismo e timore delle sanzioni frenano il consumo, sull’orizzonte vino fanno capolino i cocktail, anche durante il pasto. Un enomondo in evoluzione e trasformazione, dove il rosso fa un passo indietro per lasciare spazio al bianco e rosato. E gioiscono le zone bianchiste per eccellenza, ma attenzione, perché le aree storiche dei rossi non mollano. Infatti, barolo e chianti sono sempre in difesa grazie ai consumatori che spendono tanto e che, di fronte all’aumento dei prezzi, cercano qualità e certezze.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

In pole troviamo il Sangiovese in tutte le sue varianti, dove con Castello di Vicchiomaggio non può che esprimersi al meglio. In una delle zone più vocate al mondo nasce un rosso sontuoso, elegante, raffinato. Diverse le linee: Guado Alto, Agostino Petri, La Prima, Le Bolle, Ripa delle More e l’Igt, in cui sono comprese altre varietà.

Degustazione.

Guidati da Giuseppe Carrus, curatore della guida Tre Bicchieri Gambero Rosso, andiamo agli assaggi.

Chianti Classico Docg Guado Alto, 2023. Il cosiddetto “annata”, 85% Sangiovese, il resto autoctoni. Affina in botte grande, si percepiscono immediate la frutta e la freschezza. L’estrazione è controllata e si mostra giovane, immediato, con il frutto rosso netto e pulito. Vino luminoso, la beva è agile. Il tannino setoso regala ritmo.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

Chianti Classico Riserva Docg Agostino Petri, 2022. Evoluto, morbido e setoso, la bocca è piena, il frutto succoso. La macerazione è un po’ più lunga e si percepisce il tannino. Vino longevo. Si affaccia un 10% di Cabernet Sauvignon affinato in barrique, mentre il Sangiovese è affidato a botti grandi. Il corpo più presente, ricco di ciliegia matura, frutto scuro, note di spezie, la bocca strutturata.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

Passiamo alla 2018 della stessa linea, un’annata fresca e piovosa. La concentrazione è maggiore, e le note si ampliano con cenni di sottobosco, humus, corteccia. Le spezie giungono alla seconda olfazione, il bouquet è sicuramente più marcato.

L’abbinamento gioca sul gusto deciso e pieno del baccalà, servito mantecato, con polenta, cavolo nero e olive.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

 

La Gran Selezione è impeccabile. La qualità dell’uva si pone al vertice, sopra la Riserva. Fatta da vigneti unicamente di proprietà, solo le aziende che hanno tutto il controllo della filiera possono averla in produzione.

Almeno il 95% deve essere Sangiovese, ed è essenza del vino territoriale. Complice l’etichetta della bottiglia a segnalare la singola vigna che è traduzione perfetta del territorio.

Gran Selezione Docg La Prima, 2022 (bottiglia Magnum). La piccola percentuale di Merlot presente arrotonda il palato, il frutto si fa confettura, la spezia è dolce, il sorso è vellutato. Elegante.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

Nell’annata 2010 percepiamo tutta la longevità del vino, che diventa pensoso, vino da meditazione, importante, complesso, un anziano signore che ha grandi storie da raccontare. Gusto erbaceo, speziato, con tannino che governa.

La Gran Selezione Le Bolle, che nasce nel 2016 con la prima vendemmia, comprende solo Sangiovese al 100%, e il nome indica una frazione di Greve in Chianti, andando così a parcellizzare all’estremo una qualità che non fa sconti. L’annata 2022 è raffinata, leggiadra, al sorso un vino molto equilibrato tra la spezia illividita e il frutto impaziente. Subentrano cuoio, scatola di sigari, pepe nero.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

Gran Selezione Le Bolle 2016 ci riserva un’esperienza memorabile. Il naso è pulitissimo, il frutto si affaccia con eleganza, il palcoscenico è ancora arredato di freschezza. Complesso all’olfatto, sprigiona una bella terziarizzazione con una breve attesa nel calice.

Per gli Igt, Castello di Vicchiomaggio propone Ripa delle More, 2023, dove si prevede Sangiovese al 50%, Cabernet Sauvignon (30%) e Merlot (20%). Gli ultimi due affinati in barrique. Il Sangiovese sempre in botte grande. Vino pronto, di facile beva, fresco e aggraziato, molto piacevole.

Convincente l’abbinamento con il cibo, lo stracotto di manzo, contorno di cavolfiore, capperi e limoni. L’acidità dell’agrume è illividita dalla morbidezza e mansuetudine della carne, cotta alla perfezione per amalgamare i sapori con grande equilibrio.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

La linea Igt FSM (dedicata al papà di John Matta, Federico Secondo Matta) prevede solo utilizzo di Merlot, piantato già nel 1999 (in parte per adeguarsi alle mode e per la capacità del Merlot di assorbire molto l’acqua), e da allora utilizzato solo in determinate annate.

Il Ripa delle More 2011 è ancora molto vivace al sorso, mantiene intatta l’acidità. Il vino è ancora fiero, in ottima forma.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

Igt Toscana FSM, 2020 è molto buono, rotondo, succoso, appagante, piacevole grazie al finale persistente.

Terminiamo con l’annata 2004, dove si sente il passaggio degli anni.  Come ascoltare una persona adulta che ha anche le fattezze di un ragazzino, un po’ come John Matta che per tutta la sera, instancabile, ha raccontato la sua storia e quella del papà, incatenandoci al suo abile discorrere.

Igt Toscana, FSM 2020, 2004

La storia di Federico Secondo Matta.

Il papà di John, Federico Secondo Matta, nato nel 1891, a Cocconato d’Asti, prima lavora a Torino, poi Parigi, in un famoso locale e infine si trasferisce a Londra, dove l’ambiente, dice John, “era deprimente rispetto alla vivacità di Parigi”. Parla inglese e finisce a lavorare al Cafè Royal, frequentato dalle classi più agiate. Come cameriere intercetta gusti e preferenze dei ricchi, i quali chiedevano sempre le bottiglie di vecchie annate, impossibili da trovare. A quel punto intuisce la possibilità di fare affari. Inizia a comprare e rivendere il vino fino a diventare importatore, prima dei vini francesi (quando il vino italiano era ancora quello da fiasco), poi arrivano i Gancia, il Tignanello, come anche il mondo Campari. Nel 1964 Matta senior acquista il Castello e nel frattempo John si laurea in enologia e in viticoltura ad Alba, dopo essersi fatto le ossa in Gran Bretagna e Francia. L’azienda ha sempre puntato alla qualità e non ai volumi. Erano i tempi della Seconda guerra mondiale, i vigneti erano malandati. Oggi Castello di Vicchiomaggio è un fiore all’occhiello del Chianti Classico. Conta 25 ettari in Chianti e 11 ettari in Maremma. Buono il rapporto qualità/prezzo per un’azienda che non teme la crisi.

Degustazione vini Castello di Vicchiomaggio © Francesco_Vignali_Photography

I piatti in abbinamento sono creazioni dello chef resident di Gambero Rosso, Marco Brioschi.

 

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